CENNI STORICI SULLA SCALA MUSICALE LOCRESE

Scala Musicale Locrese, Modo Locrio, Locrian Scale, ρμονία Λοκριστί (armonia Locrese), sono i nomi dati nei Secoli a questo modo musicale. Nella musica Jazz le sue alterazioni sono talvolta chiamate Scala Super-Locrian o Scala Quadrupla Locrese. Questa scala musicale ancestrale conduce nell’affascinante mondo dei trattati di armonia musicale di Euclide, Cleonide ed Aristosseno e alla scuola musicale fondata dal poeta e musicista Locrese Senocrito.

La fondazione di Locri Epizefiri risale all’VIII secolo a.C. da parte di greci provenienti dalla regione della Locride in Grecia. Le scale greche nella tradizione aristossenica sono: Misolidio, Frigio, Dorico, Ipolidio, Ipofrigio, Locrese o Ipodoriano. L’associazione di questi nomi etnici con la specie dell’ottava sembra precedere il trattato di Aristosseno. Poche e frammentarie sono le informazioni che possediamo di Senocrito, musico e poeta lirico dell’antica Locri che visse, probabilmente, nella seconda metà del VII sec. a.C.; la sua arte viene esaltata nel De Musica, dove viene posto tra i più grandi musici dell’antica Grecia e considerato uno dei principali rappresentanti (insieme ad artisti quali Taleta di Creta) della scuola musicale di Sparta, la più fiorente dell’antichità (Pseudo-Plutarco, De Musica 9-10, 1134b-e). Ritornato a Locri, Senocrito diede vita ad una scuola musicale e poetica (alla quale parteciparono personaggi quali la poetessa Teano, Erasippo e Mnasea) nella quale introdusse le novità spartane, ed in particolar modo, quelle relative all’introduzione di elementi dionisiaci nei canti corali. Tale scuola dovette avere grande successo e fece di Locri Epizefiri uno dei centri principali dell’antichità per quanto concerneva l’arte della musica e del canto, e di Senocrito uno dei più apprezzati musici della sua epoca; infatti Callimaco (Frammenti Incerti, 161 [541]), riferendosi a Senocrito, lo ricorda come colui:

ς ταλν φράσαθ’ ρμονίην. “il quale fu l’inventore dell’armonia italica”

E Pindaro, addirittura, mostrava per lui una straordinaria ammirazione, professandosi suo imitatore e seguace, come appare da questo frammento (del quale questa è la parte più leggibile, tratta da uno dei papiri di Ossirinco:

[…] γ μ[ν κλύων] παρα μελ[ι]ζομέν[ου, τέχναν] [γλώ]σσαργον μφέπων [ρεθίζ]ομαι πρς οιδάν [λίο]υ δελφνος π[όχρισιν], τν κύμονος ν πόντου πελάγει αλν κινησ’ ρατν μέλος.

[…] Ed io udendo poco della soave melodia fui spinto al canto, alla risposta, come il delfino, quando si agita al dolcissimo suono dei flauti nell’immensità del grande mare. (Pindaro, Frammenti Incerti, dai papiri di Ossirinco Fr. 140b Snell-Maehler)

Nella parte meno leggibile, Pindaro accenna che tale canto e tale soave melodia erano dovute “ad uno di Locri, fiorente città presso lo Zefirio nell’estrema Ausonia” (ρμονία Λοκριστί).

(…) Nel caso specifico di Senocrito, si ritiene che l’intento di Pindaro sia quello di promuovere le peculiarità della sua poesia, come dimostrerebbero anche gli aggettivi λιγ[ύ ed επλε / κές(1). Dal confronto del frammento pindarico citato con un altro passo di Pindaro (Ol. 10, 13s.) e il relativo scolio (schol. Pind. O. 10, 18b D.) si ricava un dato che dal De Musica non emerge, e cioè che a Senocrito è attribuita l’invenzione di un modo musicale. In Pind. O. 10, 13s., infatti, si proclama che “Esattezza” governa la città di Locri Epizefirî e che i suoi abitanti hanno a cuore la Musa Calliope (νέμει γρ τρέκεια πόλιν Λοκρν Ζεφυρίων, / μέλει τέ σφισι Καλλιόπα): lo scolio relativo, nel confermare quanto si dice nel passo, aggiunge che esiste un modo locrese (ρμονία Λοκριστί) allestito da Senocrito e allega alcune parole, attribuendole a Callimaco (fr. inc. sed. 669 Pf.)(2): ς < > ταλν φράσαθ’ ρμονίην che escogitò l’armonia italica (Trad. Prof. G. Massimilla) Dunque, anche il confronto con il frammento callimacheo – come ha fatto notare dall’eminente studioso Ferrari – fa luce sul testo del fr. 140b M., perché rende plausibile l’integrazione del v. 3 con il termine ταλάν (ρμονίαν … αλ̣[ος ]πεφράσ[ατ’ ταλάν)(3). Per concludere, questi passi – insieme allo scolio – aggiungono un’informazione preziosa riguardo all’attività musicale di Senocrito, informazione ancora più interessante se si volge l’attenzione alla parte iniziale del fr. 140b M. dove compare l’etnico ων[ (“ionio”), sulla base del quale molti studiosi hanno supposto che Pindaro contrapponesse all’armonia ionia quella italica inventata dal poeta locrese(4). Schroeder, infatti, ha proposto l’integrazione ων[ίδος ντίπαλον μοίσας (“antagonista della musa ionia”), che è accolta con favore e sostenuta dal Ferrari. E a supporto di questa integrazione gioca il fatto che la medesima opposizione tra Musa e armonia si riscontra in un epigramma di Onesto dove si leggono le parole φε Μούσης μπαλιν ρμονίης (AP 9, 250, 2), e anche in un frammento dell’Asclepio di Teleste (PMG 806, 2s.: Λυδν ς ρμοσε πρτος / Δωρίδος ντίπαλον μούσας)(5).